RAFFAELLA CARRA' INTERVISTA MADRE TERESA DI CALCUTTA



No giuro , l'avevo persa.
Sono arrivato a ...sette anni ignorando questo momento storico della televisione mondiale!!!
Non ce la posso fare.
Nel 1983 Raffaella Carrà intervistò niente meno che Madre Teresa di Calcutta.
Se non ci fosse il video a testimonianza dell'evento non ci avrei creduto neanche se mel'avesse detto La Wanda Gastrica sul letto di morte.
Giuro!!!

Ma io dico... Raffaella Carrà mia, come cavolo ti sei vestita per accogliere una Santa?
Cioè capiamoci...tu devi intervistare una donna che spende la sua vita nella povertà e ti metti un abito con le maniche a sbuffo, le piume i polsini con gli strass???
Sorvolando sulla spilla di diamanti a forma di "C" (Carrà...Chanel ?) con annessa cinta a "X",sempre diamantata.

Uno...sei favolosa!
Due....devi avere la faccia come il culo!!!

Ovviamente Madre Teresa non la bacia anche se la Carrà lo chiede con insistenza.
Per tutta l'intervista la Raffa nazionale,addobbata a festa e col trucco da veglione di Capodanno le ha posto domande sulla povertà ,sulla fame nel mondo e sulla fede.
Stendiamo un velo (ovviamente un velo rosso Valentino!) pietoso.
Pietosissimo.
Mi chiedo:se doveva intervistare Moira Orfei come si vestiva?
Non perdetevi questa intervista storica.





Grazie a Giuliano ,amico di anni ed anni,per avrmi offerto questa "rivelazione".

26 comments:

  1. Gesù Giseppe e Maria ma si è resa conto di chi aveva di fronte?

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  2. Come andate per il sottile, però...

    Le donne pie mettono un velo sul capo in presenza di uomini santi, lei lo ha messo alle braccia (ricamato di pois). Che sarà mai...

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  10. 6) FI: Lei sottolinea che, benché sia molto esplicita riguardo la promozione della sua idea di cattolicesimo, madre Teresa è in odor di santità anche tra molti non cattolici e perfino tra i laici. E la sua reputazione è basata sulla sua opera di carità tra i malati e i moribondi di Calcutta. Cosa fa effettivamente in quel luogo? In cosa consistono le cure che fornisce?
    CH: Le cure sono grottescamente elementari: rudimentali, antiscientifiche, lontane anni luce da ogni moderna concezione della scienza medica. Vi sono un certo numero di articoli - e altri ancora ne ho raccolti da quando il mio libro è uscito - che parlano del fallimento e della rudimentalità del trattamento dei lebbrosi e dei moribondi, e dell'atteggiamento di madre Teresa verso medicazione e profilassi. Molto appropriatamente, è stato detto che lei preferisce i moribondi perché, quando ti trovi di fronte a uno che non può fare altro che morire, non hai bisogno di offrire molto altro.
    Ciò è interessante perché, primo, lei dichiara di non desiderare altro che offrire una morte cristiana alla gente che si affida a lei e, secondo, sorgono interrogativi sull'enorme flusso di denaro donato al suo Ordine. Non abbiamo potuto indagare su questo aspetto, nessuno ha mai chiesto un rendiconto di tutto il denaro affluitole. Ma con quei soldi avrebbe potuto costruire almeno un fiammante e moderno ospedale a Calcutta senza nemmeno rendersi conto del suo costo.
    Le cure che offre sono primitive, tali e quali quelle di prima che divenisse una celebrità. Quindi, è chiaro che il denaro raccolto non è finito per le cure

    FI: Quanto denaro Lei stima possa ricevere?
    CH: Ho la testimonianza di una seguace dell'Ordine molto attiva, che ha lavorato per madre Teresa per molti anni e da lei ricevette l'incarico di occuparsi di un ufficio a New York. Era incaricata dei trasferimenti di denaro alla banca e stimò che solo nel conto da lei gestito dovessero esserci cinquanta milioni di dollari. Disse che una delle cose che iniziò a crearle dubbi e domande fu che le sorelle dovevano sempre andare in giro ostentando povertà e col divieto di utilizzare il denaro per qualsiasi cosa potesse dare sollievo lì intorno. Sotto il mantello della conclamata povertà, continuavano a chiedere donazioni, lavori, cibo e altro dai commercianti locali. Lo trovò, in coscienza, offensivo.
    Adesso, se si considera che stiamo parlando di solo uno dei suoi uffici, e dal momento che sappiamo quali enormi somme di denaro essa abbia ricevuto dalla commissione del Nobel per la pace, dalle altre istituzioni religiose, fondazioni laiche di beneficenza e così via, possiamo supporre che se questo denaro fosse stato usato per il sollievo dei sofferenti, staremmo qui a vederne i risultati

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  15. 9) FI: Perché, secondo lei, nessun altro grande media prima di Lei ha affrontato l'argomento in questi termini?
    CH: In effetti ciò mi sorprende. E mi sorprende che neppure alcuno tra atei, razionalisti e umanisti abbia mai pensato di farlo.
    Anche nella mia professione c'è quella certa forma di pigrizia mentale che porta a giudicare la gente in base alla reputazione e non viceversa. In altre parole, se Lei definisce l'Arabia Saudita "un Paese arabo moderato", verrà sempre usata questa definizione a fini redazionali. Poi, non importa cosa combinerà, sarà sempre uno "Stato moderato". Uguale per madre Teresa: è divenuta il simbolo della virtù, così, perfino nei cartoni animati, barzellete, film e spettacoli televisivi, se si cerca l'esempio di altruismo e santità per antonomasia, lei è sempre menzionata.
    è seccante abbandonare un luogo comune. Se uno finalmente si decidesse a scrivere la verità, dovrebbe ammettere di aver sbagliato una prima, una seconda e anche una terza volta. Mi sono accorto che nella mia professione c'è una forte tendenza a non ammettere facilmente di aver sbagliato qualcosa.
    Questa, quindi, credo sia una parziale ragione del silenzio critico su madre Teresa, benché in Gran Bretagna il mio libro sia stato abbastanza ben recensito, grazie al film. Negli Stati Uniti l'opinione corrente è che non valga la pena di recensirlo, forse per la solita ragione che è troppo complicato e interessa solo una nicchia di lettori.
    Credo che incida anche una sorta di molteplicità culturale. Voglio dire che essere un cattolico in America significa anche esser membro di due comunità: quella dei credenti e quella dei cattolici, la quale viene recepita in modo diverso; in altre parole, vi è un vasto numero di irlandesi, croati, italiani e altri gruppi etnici che si offendono se alcuno dei fondamenti della loro religione è messo pubblicamente in discussione. Di conseguenza se decidi di discutere la religione, entri in conflitto con una comunità. Secondo un'interpretazione non ortodossa delle regole del pluralismo culturale, tu non puoi farlo perché non puoi offendere la gente nella sue più intime convinzioni. Vi sono molti laici che cadono nello stesso medesimo errore.
    Faccio un interessante esempio: Walter Goodman, critico televisivo del New York Times, dopo aver visto il film scrisse di non capire perché non fosse stato messo in onda in America e sfidò le emittenti TV a farlo. A ciò seguì un lungo silenzio finché un giorno non fui contattato dallo staff di Connie Chung a New York. Mi ricevettero e mi dissero che avrebbero voluto produrre un lungo servizio sul mio film, usandone spezzoni, intervistandomi e parlando anche delle polemiche sorte dalla sua messa in onda. Ovviamente volevano che io mi assumessi la responsabilità delle critiche su madre Teresa: già mettevano le mani avanti, cercando di limitare i danni.
    Ma non produssero alcun programma: e la ragione addottami fu il timore di essere accusati di essere al soldo degli ebrei e attaccati alla stessa maniera di come lo furono i distributori dell'Ultima Tentazione di Cristo. Aggiunsero che ciò avrebbe rinfocolato l'ostilità tra cattolici ed ebrei a New York. Devo dire che furono onesti: ammisero di aver già prefigurato le reazioni e ciò li aveva indotti a ritenere che non ne valesse la pena

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  18. 11) FI: Ma l'idea che madre Teresa sia una "mucca sacra" che non dev'esser criticata ha prevalso in America e né il Suo libro né la Sua critica di madre Teresa sono state mai diffuse?
    CH: Praticamente sì. In America ogni recensione dipende dalla rubrica dei libri del «New York Times». Il mio libro fu menzionato solo nel mucchio di notizie brevi in calce. Considerato che contemporaneamente c'era in giro un altro libro su madre Teresa, la cosa mi suonò strana. Ogni rivista di critica che si rispetti prende in esame entrambi i libri e commissiona a un commentatore specializzato in religioni un articolo critico, basato sul confronto dei testi. Io ho recensito libri e mi sarei aspettato succedesse qualcosa del genere. Il fatto che non sia successo è indicativo, e piuttosto deprimente

    FI: Il mito di madre Teresa vuole gli indiani nella parte delle sfortunate vittime. Cosa pensano gli indiani di madre Teresa e dell'immagine che essa ha dato del loro Paese?
    CH: Il mio libro è stato pubblicato in India, dove ho avuto grandissima copertura mediatica, e le recensioni sembrano essere straordinariamente favorevoli. Tenga anche presente che vengono in un momento in cui c'è una grossa crisi tra fondamentalismo e laicità.
    Ci sono molti indiani che si oppongono a una certa diffusa immagine della propria società e della propria gente: ascoltando madre Teresa e i suoi sostenitori, Lei penserebbe che a Calcutta non vi sia altro che apatìa, squallore e miseria e che la gente abbia appena la forza di scacciar via le mosche dalla faccia mentre allunga la ciotola per l'elemosina. Ciò è diffamatorio nei confronti di una città sorprendentemente interessante, orgogliosa, evoluta e ricca di cultura, che ha università, scuole di cinema, teatri, librerie, caffé letterari e uno scenario politico vivace. C'è, ed è vero, un terribile problema di povertà e sovraffollamento, ma non c'è tutto questo accattonaggio. La gente non ti tira per la manica chiedendo l'elemosina, ed è fiera di non farlo.
    Le vere cause delle sfortune e miserie di Calcutta sono la sovrappopolazione, che per la Chiesa pare tuttavia non essere un problema, e l'afflusso in massa di rifugiati accorsi dalle regioni confinanti, devastate dai conflitti settari e religiosi scatenati in nome di Dio. Quindi, i supposti benefattori di Calcutta starebbero adoperandosi per porre rimedio a ciò di cui essi sono in realtà responsabili. Ma il dare a intendere che essi lo facciano veramente è un'impostura.

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  21. 14) FI: Orribile.
    CH: Malvagio, direi. Dire che ciò non è cristiano non è sfortunatamente vero, benché molti non si rendano conto di ciò in cui i cristiani credono. Per me, quel che ha detto è decisamente immorale, e quanta più gente possibile dovrebbe venire a conoscenza di tale affermazione.
    Lei è vecchia e ha avuto varie vicende di salute, e si cura in alcune tra le migliori ed esclusive cliniche dell'Occidente. Avevo dei dubbi se scriverlo o no, perché avrebbe potuto sembrare un attacco ad hominem (o ad feminam, in questo caso) e ho sempre cercato di evitare gli attacchi personali; personalmente credo che la dottrina di odiare il peccato e amare il peccatore sia stupida perché è una falsa contrapposizione (non si può scindere una persona dalle azioni che commette), ma per un verso è moralmente accettabile: in una discussione si suppone che uno non attacchi la persona, ma le tesi che essa esprime. Ma in questo caso il contrasto tra persona e tesi era troppo evidente per poter scindere le due cose.
    Da poco si è visto che non solo i suoi servizi non erano tutto questo granché, ma che addirittura non erano neppure affatto servizi medici. Madre Teresa non avrebbe potuto curarsi in nessuna delle case che lei stessa aveva messo in piedi. E per quanto ne so, il suo scopo non erano i trattamenti medici. Peraltro, devo per correttezza dire che madre Teresa non ha mai preteso di farsi passare come una che offrisse assistenza sanitaria.
    Malgrado lei accetti donazioni da gente che si illude di ciò, io non ho mai trovato un'occasione nella quale lei abbia tentato di dare una falsa impressione di ciò che fa. Ma ciò non la assolve da responsabilità, visto che proprio grazie a tale immeritata fama lei ha beneficiato scientemente di tutto quel che ne é conseguito.

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  25. 9) FI: Perché, secondo lei, nessun altro grande media prima di Lei ha affrontato l'argomento in questi termini?
    CH: In effetti ciò mi sorprende. E mi sorprende che neppure alcuno tra atei, razionalisti e umanisti abbia mai pensato di farlo.
    Anche nella mia professione c'è quella certa forma di pigrizia mentale che porta a giudicare la gente in base alla reputazione e non viceversa. In altre parole, se Lei definisce l'Arabia Saudita "un Paese arabo moderato", verrà sempre usata questa definizione a fini redazionali. Poi, non importa cosa combinerà, sarà sempre uno "Stato moderato". Uguale per madre Teresa: è divenuta il simbolo della virtù, così, perfino nei cartoni animati, barzellete, film e spettacoli televisivi, se si cerca l'esempio di altruismo e santità per antonomasia, lei è sempre menzionata.
    è seccante abbandonare un luogo comune. Se uno finalmente si decidesse a scrivere la verità, dovrebbe ammettere di aver sbagliato una prima, una seconda e anche una terza volta. Mi sono accorto che nella mia professione c'è una forte tendenza a non ammettere facilmente di aver sbagliato qualcosa.
    Questa, quindi, credo sia una parziale ragione del silenzio critico su madre Teresa, benché in Gran Bretagna il mio libro sia stato abbastanza ben recensito, grazie al film. Negli Stati Uniti l'opinione corrente è che non valga la pena di recensirlo, forse per la solita ragione che è troppo complicato e interessa solo una nicchia di lettori.
    Credo che incida anche una sorta di molteplicità culturale. Voglio dire che essere un cattolico in America significa anche esser membro di due comunità: quella dei credenti e quella dei cattolici, la quale viene recepita in modo diverso; in altre parole, vi è un vasto numero di irlandesi, croati, italiani e altri gruppi etnici che si offendono se alcuno dei fondamenti della loro religione è messo pubblicamente in discussione. Di conseguenza se decidi di discutere la religione, entri in conflitto con una comunità. Secondo un'interpretazione non ortodossa delle regole del pluralismo culturale, tu non puoi farlo perché non puoi offendere la gente nella sue più intime convinzioni. Vi sono molti laici che cadono nello stesso medesimo errore.
    Faccio un interessante esempio: Walter Goodman, critico televisivo del New York Times, dopo aver visto il film scrisse di non capire perché non fosse stato messo in onda in America e sfidò le emittenti TV a farlo. A ciò seguì un lungo silenzio finché un giorno non fui contattato dallo staff di Connie Chung a New York. Mi ricevettero e mi dissero che avrebbero voluto produrre un lungo servizio sul mio film, usandone spezzoni, intervistandomi e parlando anche delle polemiche sorte dalla sua messa in onda. Ovviamente volevano che io mi assumessi la responsabilità delle critiche su madre Teresa: già mettevano le mani avanti, cercando di limitare i danni.
    Ma non produssero alcun programma: e la ragione addottami fu il timore di essere accusati di essere al soldo degli ebrei e attaccati alla stessa maniera di come lo furono i distributori dell'Ultima Tentazione di Cristo. Aggiunsero che ciò avrebbe rinfocolato l'ostilità tra cattolici ed ebrei a New York. Devo dire che furono onesti: ammisero di aver già prefigurato le reazioni e ciò li aveva indotti a ritenere che non ne valesse la pena

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